mercoledì 12 dicembre 2012

La pena di morte per Beccaria

La morte è veramente utile e giusta in un governo bene organizzato"?


Questa, è la domanda, sulla quale vuole farci riflettere Cesare Beccaria nella sua opera "Dei delitti e delle pene", ed alla quale anche dopo tre secoli l'uomo moderno non riesce a rispondere. Deve valere la legge del taglione, per la quale vale il detto occhio per occhio, dente per dente, o bisogna ricordare il significato biblico del "Nessuno tocchi Caino"? E' ancora un problema scegliere l'utilità o l'inutilità del commettere un ennesimo omicidio come deterrente ai reati nel XXI secolo, a distanza di 300 anni dall'opera più considerevole sul tema "pena di morte"? Le opinioni come al solito sono varie e distinte; a chi pensa che la pena di morte sia un deterrente, si contrappone chi pensa che sia solo un mezzo inutile per arricchire il carnet di altri morti. Ma quale tra queste due tesi è quella più accettabile?

 

 IL PENSIERO DI BECCARIA

Cesare Beccaria si è interrogato brillantemente su questo tema, arrivando a determinare che solo in alcuni casi è attuabile questa forma di castigo estremo. Il Beccaria si esprime dicendo che solo nel caso un cittadino rechi danno alla sicurezza della nazione, tale da generare una rivoluzione dannosa dello stato stesso, esso possa essere condannato con la morte; ma quando nello stato regna la tranquillità non esiste il motivo per il quale si debba negare la vita ad un cittadino.

 

 LE CONCLUSIONI

 Si prenda l'esempio più grave di reato: l'omicidio. Davanti ad un tale affronto verso il diritto primo dell'uomo, la vita, non si può non rimanere attoniti, anche perché sui temi più forti e scottanti si può esprimere un parere critico, mentre su un reato lieve, quale uno scippo o altro è facile essere tolleranti. Naturalmente di primo acchito a chi rivolge un'offesa si vorrebbe rispondere a questa nello stesso modo, ma così utilizzeremmo la stessa carta di chi ha già ucciso.
La pena capitale non è altro che l'istinto che prevarica sulla ragione. Bisognerebbe attuare una politica, non solo della tolleranza, ma anche una politica dell'informazione, mirata al rispetto reciproco. Bisogna, soprattuto, far capire ai giovani che la vita è un bene inestimabile, che nessuno, neanche dopo aver ricevuto un'offesa può violare. "Solo attraverso il dialogo e la collaborazione si può attuare la pace, la guerra e l'odio portano solo distruzione e ulteriore morte".
La pena capitale porta solo altra morte, mentre solo con il dialogo e l'informazione si può sopprimere la violenza e i reati contro il prossimo